Il Museo del Risorgimento è situato in una delle piazze triestine che ha subito una trasformazione architettonica di vaste proporzioni nel corso dei primi decenni del Novecento: piazza Oberdan.
Fino al 1927 la zona era segnata dalla presenza di una imponente caserma austriaca: una struttura massiccia, edificata nel XVIII secolo e collocata in pieno centro cittadino. L’edificio rappresentava un simbolo dell’amministrazione austriaca della città, che si concluse definitivamente nel 1918 con la fine della prima guerra mondiale.
In quella caserma fu rinchiuso e impiccato, nel dicembre 1882, Guglielmo Oberdan, il giovane irredentista triestino protagonista di un fallito attentato all’imperatore Francesco Giuseppe.
Nella complessa ristrutturazione urbanistica di tutta l’area nel periodo 1931-1935 si assistette ad un vero e proprio ribaltamento simbolico: al posto della caserma austriaca, venne edificato un sacrario dedicato a Guglielmo Oderdan, vittima dell’Austria, e un edificio, progettato da Umberto Nordio, destinato ad accogliere in parte dei suoi ampi spazi le testimonianze della partecipazione della Trieste italiana, mazziniana e liberale, alle battaglie risorgimentali e alla prima guerra mondiale.
Il Museo del Risorgimento si trova al primo piano dell’edificio, mentre un ingresso indipendente, direttamente raggiungibile dalla piazza, è riservato al sacrario dedicato a Oberdan, che conserva al suo interno due elementi di spicco: una monumentale statua raffigurante Oberdan, tra due figure alate (allegoria di patria e libertà), opera dello scultore Attilio Selva, e un autentico resto archeologico dell’antica caserma, cioè la cella in cui il giovane irredentista venne rinchiuso. Il simbolismo di tutta la struttura si estende ben oltre i limiti della piazza, tanto nell’elevazione di una torre squadrata, sovrastante l’edificio, su cui sventola una bandiera tricolore più in alto delle costruzioni circostanti, quanto nell’ideale richiamo al distante, ma ben visibile, monumento ai caduti della guerra 1915-1918 costruito sul colle di San Giusto sempre ad opera di Attilio Selva.
La configurazione delineata è una specificità del Museo del Risorgimento di Trieste, unico sito museale cittadino pensato e costruito per essere proprio un museo, un luogo di conservazione ed esposizione di cimeli e testimonianze, ed insieme un museo-monumento di una parte ben connotata della storia della città, quella che celebra l’impegno irredentista volto a conseguire l’unione di Trieste e della Venezia Giulia al Regno d’Italia, nel periodo 1861-1918.
Nell’immediato primo dopoguerra la documentazione risorgimentale, oggetto di cura e conservazione presso il Museo di Storia Patria (istituzione presente fin dal 1910 nella villa Basevi a San Giacomo) fu rinforzata e completata con le testimonianze dei volontari combattenti nell’esercito italiano. Con la denominazione di Museo di Storia Patria e del Risorgimento, villa Basevi fu aperta al pubblico nel dicembre 1925, rimanendo attiva per quasi dieci anni, fino all’inaugurazione dell’attuale sede di piazza Oberdan nell’aprile 1934.